Monday April 7 2014
13.00
Scuola Normale Superiore
Aula Bianchi
Paolo Porcedda
UniCredit Bank
Abstract
Alimentata dalle pressioni esercitate dalle autorità di vigilanza bancaria a seguito dell’introduzione della nuova normativa regolamentare (cd Basilea 2), nei primi anni 2000 i principali istituti di credito delle economie avanzate cercarono di dotarsi di sistemi centralizzati di misurazione della probabilità di default delle controparti affidate fondati su modelli statistici, in alcuni casi anche molto complessi. Il salto “culturale” comportato da tale riassetto organizzativo, con le implicazioni che ne sono derivate in termini di pratiche decisionali e sistemi di misurazione delle performance aziendali e relativa incentivazione, potrebbe essere tra le cause dei problemi di esigibilità dei prestiti riscontrati negli anni più recenti.
Secondo la nostra tesi, infatti, i profondi cambiamenti causati da tali ristrutturazioni nei processi di valutazione ed erogazione del credito non hanno, da un lato, tenuto in piena considerazione gli effetti dell’asimmetria informativa venutasi a creare con il nuovo modello organizzativo (risk management accentrato, che “cala” le proprie valutazioni sulla rete distributiva che eroga i prestiti) e ciò ha portato ad un tipico paradosso di “principal-agent” non facilmente risolvibile con le sole soluzioni già proposte nella
letteratura esistente sull’argomento. Dall’altro, sono stati sottovalutati i problemi di selezione avversa che i modelli quantitativi di misurazione del merito di credito implicano se applicati senza gli adeguati correttivi.